Si è conclusa ieri con l’ufficializzazione di Walter Mazzarri sulla panchina del Napoli la telenovela del nuovo allenatore degli azzurri partenopei. Com’è noto il francese Rudi Garcia, scelto da De Laurentiis come successore di Luciano Spalletti alla guida della squadra campione d’Italia è stato esonerato dall’incarico dopo la sconfitta interna patita per opera dell’Empoli.
Una conduzione tecnica in verità molto criticata e mai realmente apprezzata quella dell’allenatore transalpino che con i suoi errori reiterati ha esacerbato gli animi di una tifoseria ancora troppo legata al Napoli spallettiano che lo scorso anno ha dominato in campionato e sbalordito in Europa per l’efficacia e la spettacolarità del gioco espresso. Come detto la sconfitta casalinga con l’Empoli ha fatto traboccare un vaso che via via è andatosi riempiendosi a causa di prestazioni altalenanti che hanno di fatto allontanato il Napoli dal vertice della classifica guidata attualmente dall’Inter di Simone Inzaghi davanti a Juve e Milan.
Un tecnico, Garcia, quindi mai entrato in sintonia con società, squadra e tifoseria, pur se scelto per dare continuità di gioco ad una squadra molto competitiva in ogni suo reparto. Ma il francese ha mostrato di avere idee di gioco diverse da quelle del suo predecessore; idee e visioni di gioco che hanno finito col disorientare una squadra abituata a giocare a memoria e creare grandi perplessità soprattutto nella tifoseria partenopea. E così i moduli di gioco differenti, i giocatori schierati anche i ruoli diversi e la gestione delle sostituzioni a dir poco discutibile hanno spinto Il patron e proprietario della FilmAuro ad avvicendarlo in panchina.
Eppure molti avevano storto il naso già all’indomani della scelta di Garcia considerando un allenatore proveniente dall’Arabia Saudita, in verità di fatto esautorato seppur consensualmente dalla guida del Al-Nassr, non adeguato alle caratteristiche della squadra partenopea e soprattutto non adatto alle esigenze tecniche del team campione d’Italia. Ed infatti il non brillante cammino della squadra in campionato ha spinto De Laurentiis ad approfittare della sosta delle nazionali per avvicendarlo alla guida degli azzurri.
In verità del casting, in perfetto stile cinematografico, hanno fatto parte diversi allenatori a partire da quell’Antonio Conte diventato inarrivabile oggetto del desiderio di molte big, passando per il “sergente di ferro” Igor Tudor (le cui richieste non hanno convinto il presidente) e arrivando a Walter Mazzarri, già allenatore dei partenopei dal 2009 al 2013. Un ritorno quello dell’allenatore di San Vincenzo che per certi aspetti stride con la politica gestionale di De Laurentiis, da sempre per nulla propenso alle “minestre riscaldate”.
Ma evidentemente quella del livornese è stata valutata come la migliore soluzione per traghettare il Napoli fino alla prossima gestione tecnica, visto che il contratto, stipulato sulla base di un milione di euro, scadrà il prossimo 30 giugno. Strano davvero che dalle parti di Castel Volturno nessuno abbia nemmeno preso in considerazione, sempre come traghettatore, quell’Aurelio Andreazzoli tecnico e maestro di calcio di lungo corso che tra l’altro può vantare anche il ruolo di secondo di Spalletti alla Roma col quale ha condiviso, idee, mentalità e metodo di gioco, nel frattempo accasatosi proprio ad Empoli.
Una soluzione che probabilmente, il condizionale è d’obbligo, avrebbe consentito ad Osimhen e compagni di tornare ad esprimersi su quei livelli che la scorsa stagione hanno fatto stropicciare gli occhi ai più raffinati intenditori di calcio. Ma tant’è. De Laurentiis è da sempre abituato a sorprendere, nel bene e nel meno bene, addetti ai lavori e tifosi. C’è quindi solo da augurarsi che la scelta di Mazzarri rappresenti ancora il coniglio estratto dal cilindro capace di risolvere i problemi del Napoli.