Malacqua è il capolavoro assoluto scritto da Nicola Pugliese. Malacqua è stata il refrain della sfida a Marassi tra due squadre figlie ci città di mare. Malacqua è stata la benedizione che Giove Pluvio ha voluto impartire ai discepoli in azzurro inzuppato di Carletto che è avvezzo a sussurrare ai cavalli e figuratevi agli uomini. Alti lai, partita da sospendere e magari da rinviare e comunque se c’è da giocare per forza, eccoti i cambi che ti cambiano le sorti del match in piscina e probabilmente la vita, perché i tre punti tre arpionati nell’acqua e nel fango potrebbero rivelarsi un tesoro nel prosieguo del campionato.
Calcio o pallanuoto? Entrambi, come da tradizione delle due squadre rappresentative di città di mare. A Genova te lo trovi a strapiombo, all’improvviso. A Napoli accompagna i tuoi passi già all’uscita dai vicoli. Il calcio è bello perché è vario. Ed è infarcito di luoghi comuni che commentatori avvezzi all’enfasi (e poco saggi) sputano come sentenze. Una per tutte: un campo così penalizza la squadra più tecnica! E me ne son fatte di risate quando el señor valiente venuto dal Betis ha scodellato el balòn nella porta di Radu: tocco a metà palla e così l’acqua è scivolata via. Un tocco che il giocatore tecnico ha in canna e chi di tecnica ne ha poco o niente, si frega. Nel senso che un colpo così se lo sogna. Dicono: ah! se Milik fosse rimasto in campo, possente nel fango e nei laghetti marassiani.
Già. Il paracarro, seppur iellato, c’era stato sotto la prima pioggia con più infamie che lodi. Ma avete visto Mertens il belga che ormai è per tutti Ciro come camminava sull’acqua manco fosse dalle parti di Tiberiade. Oddio, Lorenzolo un po’ s’è impantanato, anche crucciato dal legno colpito, ed era logico perché l’acqua alta è nemica della piroette e degli stop a seguire. Davvero non so più quale nuovo appellativo si possa trovare per gigante d’ebano Koulibaly che svetta dovunque: sull’acqua, sul fango, sui monti e sulle valli. Dite che s’è beccato un tunnel da Kouamé? Può capitare. Intanto non è un caso che sia il sempre presente nelle variegate formazioni impiegate dal Carletto. Pare che l’abbia definito: Ercolino sempre in piedi. Ed anche: motore di ricerca. Nel senso che quando Kalidou parte palla al piede dalle sue zolle lontane dalla porta avversaria è il primo centrocampista-attaccante e ricorda il Gullit che il buon Boskov definì cervo uscito da foresta. E poi, il solito Allan da combattimento e che ritroverà il Brasile. Svagato Hysaj, molle all’inizio anche Albiol: dovevo prenderlo io il ragazzino Kouamé? Serata grigia per il contingente polacco nel suo insieme, compreso Piatek che si pronuncia Piontek, il capocannoniere del torneo che ha dimenticato il gol nel cassetto. Ora la sosta, largo alle Nazionali. Quando si riprenderà, troveremo un Napoli sempre più convinto che quest’anno sarà storia infinita.