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L’allenamento funzionale: come nasce e perché è utile

L’allenamento funzionale: come nasce e perché è utile

Intervista ad Attilio Gallone

Personal Trainer
Attilio Gallone
L’allenamento funzionale

Oggi nel mondo del fitness e delle palestre si sente sempre di più spesso parlare di functional training o di allenamento funzionale, per capire meglio questo nuovo modo di allenamento, faremo qualche domanda in merito ad Attilio Gallone presidente dell’associazione sportiva dilettantistica kira club, istruttore di functional traininig e preparatore atletico, che già da diversi anni nelle palestre del Vomero e di Fuorigrotta a Napoli, da lui coordinate, adotta questo nuovo metodo.

  1. Quando s’incomincia a parlare di allenamento funzionale? “Si può parlare di allenamento funzionale già a partire dall’antica Grecia, quando i soldati spartani per allenarsi, senza l’ausilio di attrezzature che troviamo adesso nelle palestre come bilancieri, manubri ecc. , si allenavano per le loro battaglia con esercizi callistenici, cioè esercizi a corpo libero nel quale ci si allena sfruttando il peso del corpo e la forza di gravità, fino ad arrivare nei tempi moderni in cui i vecchi strongmen non avevano bisogno di attrezzi tecnologicamente avanzati per sviluppare le proprie doti atletiche, anzi, molti di loro focalizzavano il proprio allenamento sugli esercizi callistenici. Proprio per questa ragione oggi si assiste ad un rinnovato interesse nei confronti delle metodiche di allenamento del passato, caratterizzate dall’assenza del supporto di macchine, attrezzi ed accessori tecnologicamente avanzati”.
  2. Quando parliamo di allenamento funzionale cosa si intende? “Queste nuove metodiche che oggi prendono il nome di allenamento funzionale, o meglio, questi riscoperti metodi antichi, si basano infatti su esercizi eseguiti a corpo libero, o con l’ausilio di attrezzi accessori come TRX, kettlebell, med ball, ecc.. E’ un nuovo  mondo che si apre, un nuovo modo di pensare ed interpretare l’allenamento. Per capire meglio , occorre cambiare punto di osservazione e mettere in discussione certezze acquisite per molti anni nelle palestre”.
  3. Su cosa si basa l’A.F.? “Per meglio comprendere il concetto di A.F., occorre ripensare ai movimenti primordiali che l’uomo primitivo acquisiva e praticava per quotidianità necessarie. Si basa nel riacquistare consapevolezza del corpo per tornare ai massimi livelli di efficienza fisica e concretezza operativa. Il cervello umano riconosce il movimento nel suo insieme e non per l’azione di un singolo muscolo, quindi l’organismo è costretto ad impegnare tutti i muscoli per rispondere in contemporanea agli stimoli molto variegati che riceve: motivo determinante perché ogni atleta o praticante di fitness debba essere allenato come una unica grande entità. Per cui ogni esercizio o azione dell’A.F. deve essere quanto più possibile funzionale all’azione dello sport praticato con lo scopo di creare effetti positivi per la gara negli atleti, nella vita quotidiana per gli sportivi”.
  4. Fai un’esempio? “Basta guardarci intorno, se osserviamo un bambino che si siede  a terra, ci accorgiamo che fa in uno squat, esegue un movimento biomeccanicamente corretto, perché è nel nostro genoma. Prendenro ad esempio uno degli esercizi principali in palestra lo SQUAT è un movimento di accosciata sulle gambe dove non lavorano solo le gambe ma tutto il corpo in modo altamente sinergico ed è un movimento che facciamo ripetutamente tutti i giorni. Poi con il passare degli anni quando diventiamo adulti, nella maggior parte dei casi a causa di una vita sedentaria, di posture errate, movimenti scorretti, l’organismo dimentica le sue origini, modifica i suoi movimenti e si generano dolori ed infortuni”.
  5. A chi è rivolto? “A tutti, originariamente questo tipo di approccio funzionale era caratteristica esclusiva della riabilitazione fisioterapica e della medicina sportiva. L’obiettivo era ovviamente quello di riportare i soggetti in fase di recupero alla piena funzionalità operativa nelle comuni  azioni giornaliere o di ripristinare la piena dinamica operativa negli sportivi a livello amatoriale e professionale, per lo stesso principio iniziare un percorso di allenamenti funzionali può far solo bene a chiunque”.
  6. A cosa fa bene? “Sono molteplici le componenti o qualità che determinano il nostro stato di forma, che abbiamo già dentro che sono allenabili e quindi migliorabili, con l’A.F. miglioriamo: la resistenza cardiorespiratoria, la forza, la capacità del corpo di vincere ed opporsi a una resistenza esterna, flessibilità ed agilità, la capacità del corpo di muoversi con libertà in tutto il suo range di movimento possibile, potenza e velocità, la capacità di essere forti e veloci insieme coordinazione ed equilibrio, la capacità di combinare in modo fluido movimenti distinti in un unico movimento”.
  7. Cosa ti senti di consigliare a chi vuole avvicinarsi all’allenamento funzionale? “Di provare perché non importa chi sei, da dove vieni e cosa fai, una cosa è certa con il tuo corpo ci vivi. Meglio sta il tuo corpo, meglio vivi te stesso. Però siccome l’A.F. non si improvvisa consiglio di rivolgersi sempre a persone qualificate con competenze specifiche quali: anatomia; biomeccanica; fisiologia ;e competenze specifiche nell’allenamento funzionale. Controllare bene questi requisiti da parte di chi allena e vedere bene gli spazi in cui ci si allena che siano dotati degli accessori (da non confondere con i macchinari di tipo isotonico che si trovano in tutte le palestre), utili per lo svolgimento del miglior allenamento possibile”.
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