La temporanea (e fisiologica) battuta d’arresto del Napoli calcio, conseguenza evitabile ma non improbabile di quanto di mostruoso è stato fatto lo scorso anno, non ha certo bisogno di essere passata al microscopio elettronico e non merita troppe pippe mentali. Il dispiacere del tonfo dopo il trionfo è grande, ma la realtà dei fatti è che tutto questo è casuale e risolvibile. Certo, il danno che si sta apparecchiando (la non qualificazione in Europa il prossimo anno) è di quelli che potrebbero portare strascichi per un altro paio di stagioni, ma chi preconizza un declino inesorabile verso una versione 2.0 del Napoli di Ferlaino che divenne poi quello di Gaucci, Naldi e Corbelli, che portò al fallimento, ha evidentemente, a condimento di una profonda ignoranza di base su faccende di economia elementare, anche un disagio personale profondo. Uno di quei disagi che meriterebbe della sana terapia psicologica. Non è una battuta, non è sarcasmo. Il pessimismo cosmico, l’infelicità come piattaforma di sostegno della vita, si cura. Certo, se ti chiami Giacomo Leopardi potresti non scrivere capolavori assoluti, ma se a Giacomo Leopardi avessero dato la certezza che con dieci sedute da Vittorino Andreaoli sarebbe stato molto meno infelice, sono sicuro che “A Silvia” non sarebbe stata una lirica struggente ma un “vaffanculo” tonante. La letteratura e tutti noi, avremmo fatto a meno di un capolavoro, ma Giacomo Leopardi si sarebbe consolato con qualche campagnola di Torre del Greco all’ombra delle ginestre, che sarebbero rimaste un fiore selvatico scadente e non il parametro per una riflessione filosofica sull’inconsistenza dell’uomo in confronto alla natura.
Orsù, dunque, vediamola a colori:
– Mazzarri sta per essere accompagnato all’uscio. Troppo tardi purtroppo, ma le dinamiche affinché ciò accadesse non consentivano di farlo prima. Speriamo solo che questo non rimanga un rumor ma che il destino del buon vecchio Walter si compia davvero nelle prossime ore. Gli si vuol bene perché è una brava persona, ma è stata una scelta disgraziata benché quasi obbligata a quel punto della storia. Ha fatto il suo onestamente nel passato remoto e per questo meriterà sempre rispetto, ma se ora non lo segano, rischia di perdere anche quello
– il duo Calzona/Hamsik è una figata mondiale. Magari faranno meno punti di Mazzarri, ma almeno il primo sa di calcio moderno e il secondo è un’operazione di marketing della madonna, oltre che il giusto tributo ad uno dei pochi che ha DAVVERO amato la maglia. Se dovessero far male, almeno si sarà fatto un tentativo sensato, a differenza dei due precedenti, nati morti perché i fattori contingenti avevano portato in entrambi i casi a soluzioni di emergenza. Questa, in predicato, non è di emergenza ma la migliore possibile per rapporto costi/benefici potenziale.
– dulcis in fundo: Napoli è in fermento costante, continuo ed esponenzialmente crescente da qualche anno. Il Napoli calcio ne è espressione, così come lo sono la crescita turistica e la valorizzazione culturale che parte da Capodimonte per finire a Geolier. Sì, a Geolier! Crè, coccos a ricr? (traduzione per i puristi del napoletano Che d’è, co’ccosa ‘a dicere?). Con il calo di rendimento temporaneo del Napoli calcio serviva qualcosa che ricordasse a tutti che Napoli non solo è viva e lotta insieme a noi, ma che non si fermerà mai più. Per ricordarcelo in un momento di abbattimento non poteva accadere cosa migliore che vedere il
NAPOLI BASKET VINCERE LA COPPA ITALIA
Grandi ragazzi, grande Grassi, grande Milicic!
Non invidiateci, unitevi a noi! Qui si sta bene…