La squadra che verrà, che si vorrebbe per tentare qualcosa in più della seconda cadrega che pure conferisce onore e posto sicurissimo nella Champions che distribuisce milioni a profusione e si sa che pecunia non olet. Per tutti e figuriamoci per Aurelio Primo che chissà che avrebbe dato, immaginiamo, per essere lui il produttore del “Colore dei soldi”. Da dove partiamo? naturalmente dal presente – che in qualche modo è passato recente – e dalla squadra che mister chewing gum s’è trovata, ereditata dal Comandante che qui fece faville e che nella capitale inglese s’è intristito: fumo di Londra e fumo di sigarette, amari entrambi. Aziendalista per vocazione e per forza, Ancelotti (nella foto, ndr) ha visto, conosciuto, studiato, alternato, inventato. Ha messo in vetrina tutti gli uomini della rosa per esigenze tecniche e tattiche ed anche per fare in modo che qualche virgulto possa essere appetito dall’esterno. Spulciando i tabellini dell’era ancelottiana si deduce che nessun elemento in organico è stato accantonato, neppure provvisoriamente. E penso alla donzella di “Non ci resta che piangere” che complimentata da messer Troisi per la sua bravura con la palla, gli fa presente che bisogna “provare, provare, provare”. Bene, dopo aver provato, provato, provato, mister chewing gum avrà certamente fatto intendere ad Aurelio Primo che se si vuole ridurre il gap con la Madama – ma attenti alle milanesi che l’anno prossimo partiranno anch’esse per lottare per il titolo – diversi tra gli elementi in dotazione dovranno fare le valigie. Perché immaginiamo che sia chiara oramai nella mente di mister chewing gum la veste tattica da far indossare alla squadra. Ancelotti predilige il quattro-quattro-due. Anche se ha messo in campo altri numeri, soprattutto per cercare di ottenere il massimo dai piccoletti Insigne e Mertens. Personalmente, ma conta nulla, credo che Lorenzinho sappia dare il meglio di sé sulla fascia. E credo anche che le stelle in organico possano consentire il modulo che più consente varianti e diversivi in corso d’opera. Essendo un estimatore di Fabiàn Ruiz, vedrei bene lo spagnolo come trequartista in un quattro-tre-uno-due. Il sivigliano potrebbe così continuare ad impostare, a lanciare e starebbe più vicino alla zona dei sedici metri. Al netto di qualche mal di pancia, sarebbe bene sfrondare il numero degli esterni, troppi. Cercare un mediano che possa essere complementare ad Allan. Dare a Koulibaly – data l’età e gli acciacchi di Albiòl – un degno compare. Scegliere una punta di valore per non lasciare Milik nella letteraria solitudine del centravanti. Il tam tam del mercato suona tre nomi: Leiner, Lozano, Lazzari. Il salisburghese ha gamba, è tenacemente tosto, crossa discretamente, non è un prodigio nella tecnica. Il messicano del Psv è un fior di giocatore, punto. Lo spallino altrettanto, anche se in fase difensiva non è un portento. Ma nel calcio d’oggi si difende in undici. A proposito di mal di pancia, tenere d’occhio un paio di campioni sia in Spagna che in Francia. Quest’anno si parrà la nobilitate di Giuntoli. A meno che non creda anch’egli alla battuta presidenziale: il vostro Cavani sono io.
Il Napoli che verrà tra sogni e numeri
La strategia della società e del tecnico: l’obiettivo è ridurre il gap con la Juve