Home Calcio Napoli Genoa-Napoli: “Dammi tre parole” il focus sulla settimana azzurra in tre definizioni

Genoa-Napoli: “Dammi tre parole” il focus sulla settimana azzurra in tre definizioni

GENOA-NAPOLI – Essere ottimisti a tutti i costi è sbagliato almeno quanto lo è jastemmare i vivi e i morti dei tesserati SSC Napoli ad ogni minimo inciampo. Cercheremo quindi di motivare la convinzione che si tratti di un secondo incidente a breve distanza dal primo, con la riserva di rivedere eventualmente al ribasso questa convinzione dopo i sei impegni che ci riguarderanno nei prossimi 20 giorni nel primo tour de force dell’anno.

 

COMPETENZA: se Garcia fa l’allenatore a duemilioniemmezzo all’anno e il 99% di noi che commentiamo, fatica a decidere se comprare la lavatrice o farsi una settimana a Praia a Mare fra l’affettamento di due etti di mortadella tagliata fina e un dado da 18 per bloccare uno spinterogeno, un motivo dovrà pure esserci. Molto raramente infatti il salumiere, il meccanico, il sottoscritto e perfino molti giornalisti specializzati, sul medio ma soprattutto sul lungo termine, riescono ad avere ragione su tecnica e tattica al cospetto di chi, di mestiere, si occupa di tecnica e tattica (certo, ci sono le eccezioni. Personalmente ritengo per esempio il Gattuso/allenatore meno competente di Peppe il parcheggiatore abusivo di Piazza Madonna del Buon Consiglio, ma queste sono vecchie storie). La sommossa popolare guidata da molti “esperti” nei confronti di Garcia, potrà essere giustificata solo ed esclusivamente col senno di poi. Allo stato attuale è solo l’ennesimo piagnisteo isterico del tifoso tipicamente frustrato, che usa il calcio per sfogarsi di tutte le negatività accumulate durante la settimana per sovrapposizione di cazzi ballerini. Nel caso di molti degli esperti di cui sopra è invece solo il metodo strumentale per creare movimento intorno alla propria figura di opinionista.

 

SMARRIMENTO: l’apparenza, nel vedere i calciatori del Napoli passarsi la palla in maniera sterile per più di un’ora, è stata quella del gruppo che non riesce a dare forma ai dettami del nuovo allenatore. Confesso che personalmente non ho visto prove scandalose da parte di nessun calciatore nello specifico. Palla tra i piedi, quasi tutti si muovevano con padronanza ma quasi nessuno sapeva cosa fare esattamente. Questa, di suo, è sicuramente una responsabilità dell’allenatore ma non per la scarsa qualità degli schemi. Sembra la conseguenza della scelta di voler cambiare le carte in tavola per aggiungere alla qualità oggettiva e ampiamente dimostrata di questi calciatori, una dose di imprevedibilità che anche l’ultimo Napoli di Spalletti a fine campionato aveva perso. Progetto interessante, per certi versi coraggioso, ma estremamente pericoloso. Il pericolo maggiore non sta nella bontà delle scelte tecniche e tattiche che col rodaggio possono trasformare dei grandi solisti in una orchestra (ricordatevi il primo Sarri e il primo Spalletti) ma nel fatto che vanno condite con un carisma enorme da parte di chi pretende di diventare una guida. Se i giocatori cominciano a tirarti i coppetielli appresso, può succedere anche che uno dei migliori allenatori del mondo (Ancelotti) diventi una mezza sega. Allo stato attuale l’unico problema che vedo per Garcia, a differenza di chi già lo proclama incompetente e incapace, è quello che non sia né il massimo della simpatia, né un novello Nereo Rocco, cui bastava alzare un sopracciglio per vedere i Gianni Rivera e i Sandro Mazzola mostrare la chiappa pronti allo scudiscio.

 

PAZIENZA: leggere gli hashtag “Garcia out” alla quarta giornata mi pare tipico, ma soprattutto dimostra ancora una volta che le vittorie sono la cosa più effimera del mondo e non insegnano assolutamente nulla (vedi gli A16 zompati fuori dalle tane gravidi di esaltazione sterminatrice), oltretutto dopo 4 giornate con due vittorie, un pareggio, una sconfitta e giusto UN PUNTO meno dello scorso anno. Come detto nella premessa, non si può dare fiducia in bianco e a tempo indeterminato, per cui le partite prossime saranno un punto di svolta. Tanto più, e non trascurerei il dettaglio, che i due “mostri” che hanno portato per mano al titolo la squadra lo scorso anno, al momento mi sembrano la uallera di sé stessi. Per come la vedo io, la colpa è per entrambi del fatto che si sono parecchio montati la testa. Una colpa assolutamente veniale e tutt’altro che irreparabile per due poco più che ventenni proiettati d’emblée nelle sfere più alte a livello mondiale. Dopo aver dimostrato di essere grandissimi calciatori ora devono dimostrare di essere anche persone intelligenti e tornare a concentrarsi sul mestiere, perché senza i Kvara e gli Osimhen nello stato di grazia dell’anno scorso, il Napoli è un’altra squadra con altre velleità e loro tornano ad essere poco più che dei calciatori qualunque, come si è visto in queste prime partite.

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