Il sogno di avvicinare la capolista si infrange contro la muraglia bianconera che impedisce
agli azzurri di essere pericolosi e verticalizzare il gioco. L’assist di Insigne l’unica invenzione
E menomale che per molti era stata definita una gara inutile questa sfida tra Napoli e Juventus. Ancelotti ed Allegri, in sede di vigilia, si erano affrettati a smentire l’etichetta di comodo della gara dichiarando, lo juventino, che a Napoli la sua squadra si sarebbe giocata i due terzi dello scudetto mentre Ancelotti aveva rilanciato sostenendo che non esistono squadre imbattibili. In vista della gara di andata contro gli austriaci in Europa League, bisognava galvanizzare l’ambiente, cancellare la delusione per quei 13 punti di distacco (ora 16, ndr) dai bianconeri e tornare a volare al San Paolo. Ma il colossale errore di Malcuit, una decisione del Var non proprio nitida con l’espulsione di Meret e la dea Eupalla che ha mandato la conclusione di Zielinski contro il palo appena un minuto dopo la rete di Pjanic ed il palo di Insigne sul calcio di rigore hanno impedito qualsiasi velleità di riprendersi le possibilità di rilancio per la lotta al primo posto. Ancelotti, per la sfida contro i bianconceri ha proposto un Napoli coraggioso ma attento, che ha messo da parte l’impegno europeo di giovedì per concentrarsi totalmente sulla partita di campionato che in passato valeva l’intera stagione o quasi. La Juve, dal canto suo, ha opposto una squadra fintamente tranquilla, pronta a colpire al minimo errore in fase di disimpegno difensivo o di errato passaggio in verticale degli azzurri. E così è stato.
Forte del vantaggio in classifica, ha messo da parte l’ansia del risultato che premeva tutta sul Napoli. Si è chiusa per fare male in contropiede con la catena di destra formata da Cancelo e Bernardeschi, con quest’ultimo diventato uomo ovunque e con quella di sinistra con Alex Sandro, Ronaldo e Matuidi con quest’ultimo pronto ad inserirsi quando il fuoriclasse portoghese ripiegava a centrocampo. Il centrocampo di muscoli e cervello con Pjanic ed Emre Can, che ha sofferto per i primi 25’ di gioco, ha poi dettato i ritmi che fino ad allora erano in mano agli azzurri, pericolosi però solo con un ottimo Zielinski. Nel secondo tempo, con l’espulsione di Pjanic per doppia ammonizione, il tema tattico della partita è nuovamente cambiato in favore degli azzurri che hanno spinto in maniera forsennata e disperata contro una Juve chiu sa a riccio nella sua metà campo e con un Ronaldo lasciato solo in avanti nervoso e sconsolato. Nella squadra azzurra, con eccezione delle gare contro Parma e Zurigo, persiste il problema del gol. Un problema a cui Ancelotti dovrà trovare una soluzione forte per la prossima stagione anche se il tecnico ha bisogno anche nell’immediato di qualche idea utile per portare con maggiore facilità e sicurezza gli avanti ed i centrocampisti azzurri al tiro: contro la Juve sono stati rimpallati troppe volte dalla muraglia bianconera. Chi si aspettava una Juve con la testa rivolta al ritorno di Champions League con l’Atletico Madrid sarà rimasto deluso. Anche se, a dire il vero, la squadra di Allegri ha lasciato il pallino di gioco al Napoli che, però, non ha trovato le giuste verticalizzazioni. L’unica invenzione è stata quella di Insigne per Callejon che ha sì portato alla rete azzurra ma non è servita visto l’errore del ragazzo di Frattamaggiore dagli undici metri a sette minuti dalla fine del match. Il tentativo di aggancio che era nei sogni dei tifosi azzurri più che nelle reali possibilità del Napoli, può essere definitivamente chiuso nel cassetto. I corsi e ricorsi storici favorevoli in seconda battuta a chi ha subito degli errori, questa volta si sono rivolti contro il Napoli che ha perso l’imbattilità interna. Un Napoli che manca ancora della necessaria esperienza e del cinismo delle grandi squadre per ambire a vincere lo scudetto. Ora non ci resta che sperare in una grande prova giovedì in Europa League contro il Salisburgo.