Antonio Conte mi ha sempre fatto ‘na cosa int’o stommaco. Sempre. Solo uno è riuscito a scavalcarlo quanto ad antipatia e a juventinità ma quest’ultimo è talmente caduto in disgrazia da indurmi ad un atto di pietà e ad evitare di commentare ulteriormente le sue performances da spogliarellista sfigato. Per tornare a Conte, se c’è una cosa che ci ha insegnato la scorsa stagione, è che tifare per una squadra, a maggior ragione se questa squadra è il Napoli, non è cosa per stomaci glabri. Siccome il pelo che ci è cresciuto sullo stomaco negli ultimi mesi ha raggiunto lo spessore e l’altezza di una sequoia secolare, sarebbe bene non fare troppo gli schizzinosi. Per questa ragione, il mio personale obiettivo ed il buon proposito da tifoso diligente non sarà dunque contestare Conte. L’obiettivo principe sarà provare con tutte le forze a cambiare idea su di lui. Tanto, alla peggio, non credo che con la campagna acquisti che farà il Napoli si potrà andare più giù del decimo posto, figlio peraltro del combinato disposto di errori/colpe/casualità/sfiga senza precedenti nella storia delle squadre scudettate.
Trovo gli estremismi, a qualsiasi livello e per qualunque ambito, un assoluto elemento di poraccitudine. Chi eiacula a idrante per l’avvento dell’uomo dalla “mendalidà vincende”, mi fa lo stesso identico effetto di chi detesta il salentino marmottato solo perché juventino di fede o perché ultraconservatore. Conte dà, in questo momento, più dubbi che certezze, ma di sicuro non è un coglione (almeno dal punto di vista calcistico). Non è il più moderno tra gli allenatori ma per distacco, è il più capace di caricare a pallettoni quella maniàta di meduse vizze dei nostri calciatori. Tra i nomi che si sono fatti, a parte quello di Gasperini, anch’egli simpatico come gli acari della scabbia ma potenzialmente capace di dare una svolta fin da subito, non c’era nessuno che potesse aggiungere valore ad una squadra dall’elettroencefalogramma piatto. Si è ben visto quest’anno che il garbo non è roba per gli allenatori del Napoli. Qui ci vogliono i cani da presa, gente che a delle buone capacità tecniche possa affiancare una attitudine fuori dal comune ad attaccarsi allo scroto dei calciatori e scotoliàre alla bisogna. Questa necessità nasce dalle caratteristiche della piazza nella sua interezza, dalla società, ai tifosi, ai calciatori. Devo davvero fare il nome di Ancelotti per spiegare che i “signori” qui possono stare al massimo ne La Livella di Totò e anche lì fare le figure di merda?
Quindi ben venga (perdonate l’autocitazione)
l’uomo di Marotta
con in testa una marmotta
deceduta in modo atroce
manco Cristo messo in croce.
Quanto alle paventate scintille col presidente, non c’è nulla che si possa fare. Arriveranno a prescindere. Così come sarebbero arrivate con qualsiasi altro allenatore. Si tratta dello scotto da pagare per vedere il Napoli ad alto livello in maniera costante. Perché il Napoli è ad alto livello in maniera costante da oltre quindici anni, e chi se lo scorda perché il combinato disposto di cui sopra ci è venuto nel didietro in tutta la sua magnificenza lo scorso anno, vuol dire semplicemente che ragiona col culo o con i pregiudizi, che poi è esattamente la stessa cosa.