Home Calcio Napoli Dammi tre parole: il focus sulla settimana azzurra in tre definizioni

Dammi tre parole: il focus sulla settimana azzurra in tre definizioni

Dammi tre parole: il focus sulla settimana azzurra in tre definizioni.

Dammi tre parole – Diciamocelo: siamo abituati male, molto male. Abbiamo ancora gli occhi pieni della meraviglia che ci ha portato a rimettere “i gradi” ad una divisa che ci ha visti “soldati semplici” per un tempo interminabile, al punto che per renderla interessante, il marketing ha dovuto inventare renne, pipistrelli e labbroni per adornarla. Quanto è bella invece la maglia con i nostri colori e con il tricolore posizionato atipicamente al centro? 
Ma è tempo di lasciare alla voce “indelebile” della memoria di ciascuno di noi, la straordinaria esperienza portata a conclusione lo scorso anno e di iniziare a far lavorare la nostra fede su un’impresa quasi del tutto nuova, che è quella di difensori del castello.
Un castello purtroppo attaccato da più “eserciti” di quanti dovrebbero essere nella normalità delle campagne di conquista del fregio tricolore:

– da una parte i nostri omologhi. Squadre fatte di calciatori, allenatori, tecniche e tattiche da cui ci si difenderà per 95 (da quello che si è visto ad inizio anno anche 100/105) minuti alla volta sul campo di battaglia classico e con i nostri 25, ormai addestratissimi, condottieri

– ma esistono anche gli squadroni “irregolari”, i cui assalti sono subdoli e sferrati con armi improprie e sempre a tradimento. Sono quelli composti da una dirigenza che evidentemente digerisce molto male la nostra posizione di vertice per una serie di motivi molto diversi. A cominciare dall’antipatia per il nostro presidente, che il nostro presidente coltiva come rosa canina, con dosi abbondanti di fertilizzante composto prevalentemente dalla sua schiettezza che spesso va ben oltre l’odiosa spocchia, ma che personalmente ritengo molto funzionale alla causa perché destabilizza il potere corrotto. C’è poi una intolleranza malcelata e abbastanza (troppo) diffusa di cui godiamo da Sessa Aurunca a salire. Generalizzare è da idioti, fare le vittime è da deboli ma una volta stabilito che chi ci odia per motivi territoriali è una minoranza, chi dovrebbe dare le giuste misure di contenimento a questa minoranza, finge di non vedere ed usa il metodo della pacca sulla spalla e del “non fate i cattivoni” invece di prendere una mazza chiodata e “infravicare di palàte” (rigorosamente figurate) quei pochi che rinfocolano il razzismo di settimana in settimana. Ultima ma non ultima tra le armi di questo esercito di corrotti, c’è una propensione alla clemenza, se non al favoritismo, per non dire addirittura alla smaccata sussidiarietà, nei confronti di alcuni squadroni “regolari” (in realtà solo uno in maniera così sguaiata) tendenzialmente vincenti ma che si vorrebbero rendere invincibili.

– infine l’esercito peggiore. Il più miserevole, infame, cattivo, mal addestrato, armato di spranghe arrugginite, forconi e odio ancestrale: quello dei disertori, dei traditori, dei corrotti e degli apostati della nostra fede. Quelli che fingono di essere parte delle nostre milizie ma che si comportano regolarmente da nemici.
Le tre parole, questa settimana, sono dedicate a ciascuno di questi eserciti e alle loro “imprese”.

SURPLACE: certo, avere un avversario piuttosto modesto che scende in campo senza l’unico suo calciatore di livello alto e che a metà partita sacrifica sull’altare del “vaffanculo” liberatorio il migliore dei suoi superstiti, aiuta non poco. Ma la sensazione di disinvoltura con cui ieri si è manifestata una superiorità totale è abbastanza significativo, ma anche quel tantinello pericoloso. Il Frosinone si è rivelato molto meno scarso di quanto potesse far sembrare il risultato della scorsa settimana. Il Sassuolo, nelle condizioni attuali, sembra una squadra in condizione di mettere a rischio il suo ormai consolidato status di squadra da salvezza a marzo/aprile. Per dare mordente a questa partita avrebbero dovuto far giocare i nostri con un braccio attaccato dietro la schiena. Inutile dire che il pericolo dell’eccessiva consapevolezza nei propri mezzi potrebbe rivelarsi fatale con squadre più strutturate. Se poi queste squadre, oltre che strutturate le trovi anche incazzate parecchio, come sarà con la Lazio la prossima partita, allora è decisamente prudente lavorare sulla soglia di attenzione più che sugli aspetti tecnici per i prossimi cinque giorni. A me Garcia piace, non lo trovo ancora simpatico ma alla seconda partita non mi era simpatico neanche Spalletti, per non parlare di Bianchi e Bigon, speriamo che la sua evoluzione nel mio cuore sia la stessa avuta per questi altri appena nominati.

OSCENO: non ho ancora aperto i social e non ho ascoltato trasmissioni sportive mentre scrivo per cui non conosco la reazione del mondo a quanto accaduto ieri sera. Per quanto mi riguarda nessun episodio potrebbe spiegare meglio quanto ho scritto nell’ultima parte del secondo punto come il mancato rigore/espulsione con cui Di Bello avrebbe dovuto punire Iling Jr. ieri sera. Le teorie del complotto mi fanno schifo da sempre, tranne quando si rivelano statisticamente rilevanti. Se la Juve continua ad essere tirata fuori dai vari fossi che si scava a cadenza triennale (calciopoli, scommesse, doping, ndrangheta, esami falsi, bilanci taroccati, eurolega, plusvalenze etc.) e continua ad essere sistematicamente e numericamente più favorita di tutte le altre squadre di serie A negli episodi, allora il complottismo va riposto in soffitta e si deve cominciare a rivedere il sistema. Quello che è accaduto ieri sera a voi sembra più concime per tutte le più fantasiose teorie del complotto o più la marcata evidenza che si utilizzano metri di valutazione differenziati? Qualsiasi cosa sembri, ciò che per me lo riassume al meglio è la parola OSCENO

RIBREZZO: può sembrare assurdo ma c’è qualcosa che in questa settimana ha superato il livello di disgusto provato per l’episodio dello Stadium di ieri sera ed è il livello di trogloditismo, misoginia, imbecillità e vigliaccheria raggiunto da quella fetta rumorosa ma per fortuna minoritaria di falliti con la bandiera del Napoli in mano. Nello specifico quelli che hanno insultato Valentina de Laurentiis al punto di farle chiudere il profilo Twitter (non darò soddisfazione a quell’altro bulletto di Musk chiamandolo col suo nuovo nome). Contestare il Presidente in ogni mossa che compie è opinione, per quanto mi riguarda personalmente è un’opinione sbagliata ed ho un pezzetto di stoffa di tre colori “azzeccato” alla maglia versione 2023/24 che dovrebbe favorire la mia tesi, ma il diritto costituzionale ad esprimere la propria idea in maniera non violenta, tutela anche quelli che “pappone caccia il milione”. Quello che la legge non tutela, ma che viene tutelato dalla sua mancata applicazione, è l’insulto gratuito espresso in maniera violenta e minacciosa in stile guappo da tastiera o smargiasso da gruppo organizzato. Tutta gente, peraltro, che presa singolarmente e trovandosi in una stanza con ADL gli farebbe i complimenti e lo ringrazierebbe con una spennellata di lingua all’abbisogna. Insultare la figlia del presidente, usando il sessismo più volgare e feroce, spesso oltre il limite della minaccia di abuso, non è più nemmeno da vigliacchi ma da criminali. E i criminali andrebbero combattuti. Quanti ne conoscete che hanno subito una sentenza di condanna per essersi macchiati di un tale livello di grettezza? Personalmente zero. Ho visto sputtanamenti pubblici a mezzo trasmissioni televisive (catartici ma fatti della stessa pasta della violenza subita) ma uno che sia stato privato di un giorno di libertà per avere augurato una morte violenta ad una donna non l’ho visto. E questo ha autorizzato altri ad augurare una morte violenta a qualche donna, e tra le decine di migliaia che lo hanno fatto, qualcuno con problemi più sostanziosi dell’idiozia, si è sentito in diritto di mettere in pratica il compito. Ecco, chi ha insultato Valentina de Laurentiis è un azionista minoritario del prossimo femminicidio. Ma soprattutto è una merda.

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