Dammi tre parole: il focus sulla settimana azzurra in tre definizioni.
Dammi tre parole – Detto ampiamente da chiunque abbia trattato l’argomento, che il Napoli della prima mezz’ora è stato bello senza ballare, la prima considerazione che viene da fare è che la Lazio ha fatto in tutta la partita 4 tiri in porta contati ed ha segnato 4 gol (anche le azioni dei gol annullati si sono completate con i giocatori del Napoli in piena presenza agonistica. Anche quelle quindi, per mero aspetto tecnico, sono azioni portate al successo, visto che nessuno dei nostri ha avuto percezione dei fuori gioco al punto di mollare la presa). Questo dato vale la prima parola del giorno:
TERRORE: non si vedeva una difesa così evanescente dal pre-Mazzarri e la sensazione che si percepiva ad ogni superamento della linea di centrocampo da parte degli attaccanti laziali, era di puro TERRORE. Quattro gol su quattro tiri in porta significano che c’è da intervenire subito per mettere a registro un meccanismo che, dai tempi di Albiol, ci ha visto sempre piuttosto solidi. I difensori sono di ottimo livello benché il quoziente tecnico sembrerebbe essere il più basso degli ultimi 10 anni. Però Rrahmani, Juan Jesus, Ostigard e Natan sono tutt’altro che scarsi, quindi diamo la colpa al caldo monstre e ai carichi evidentemente sbilanciati rispetto al clima e al calendario, per giustificare quello che ha tutte le carte in regola per essere considerato un episodio.
Qui analizziamo la settimana del Napoli nella sua interezza e non solo la partita in sé, per cui approfittiamo per una considerazione che ha a che fare con una cosa di cui si è parlato tanto nelle scorse settimane e che ha smesso la sua parte polemica per acquietarsi nella posizione di dato di fatto. Partecipare al marasma di quel momento, dove l’unica certezza era che nessuno avesse le informazioni corrette, ci sembrava totalmente inutile. La presentazione del nuovo CT della nazionale di calcio avvenuta in settimana ci porta alla seconda parola di oggi:
COMPROMESSO: mi piace questa parola abbinata all’argomento, perché è declinabile sia come sostantivo che come participio passato ed in entrambi i casi c’è un nesso con il fatto. Il COMPROMESSO trovato tra Spalletti e il Napoli era perfetto. Lui avrebbe salvato la faccia e il Napoli avrebbe fatto un atto di generosità accordando il riposo al condottiero che chiedeva ristoro per le membra stanche. Poco importa se il vero motivo non aveva niente a che vedere con la fatica. Ho trovato stranissimo che questa idea non sia stata esaminata praticamente da nessuno, ma resto convintissimo che l’unico motivo della decisione del Grande Regista era quella di andar via da trionfatore. Qualunque cosa che non fosse stata il rivincere lo scudetto lo avrebbe riportato nei ranghi di comune mortale. I tifosi hanno la memoria cortissima e quelli nostrani manco si ricordano come si chiamano, quindi alla prima partita persa Spalletti avrebbe smesso di essere l’idolo osannato indistintamente da tutti. Il suo buen retiro in terra toscana era estremamente lecito e sensato e l’accordo con ADL era il perfetto sugello a protezione del suo status di eroe imperituro. Il nostro l’aveva studiata benissimo e avrebbe funzionato alla perfezione se avesse davvero saltato un anno sparendo dalle scene. Ed invece ha COMPROMESSO la sua intoccabilità, dimostrando al popolo napoletano che quella della stanchezza era una banale manfrina e trasformando il legittimo desiderio di restare immortale in un atto di vigliaccheria. Caro Luciano, come si suol dire: “resterai sempre nei nostri cuori” ma adesso ti sei ritagliato un posticino anche sulle palle
Visto che è stata anche la settimana della chiusura del mercato, chiuderei con qualche considerazione con l’elemento “scheggia impazzita” che ha rappresentato la spocchia saudita. Questo atto di prepotenza si è andato a sommare alle già abbastanza irritanti dinamiche di questo carrozzone mondiale fatto di 1000 notizie fasulle per ogni transazione reale. L’intervento dei sauditi in questo minestrone indigesto è stato
MOLESTO. Già il fatto che uno con risorse illimitate possa partecipare alla stessa fiera di tutti gli altri è immorale. Il fatto che si tratti di dilettanti può solo rendere più amara la considerazione che ci sono giovani che pur di arricchirsi si sono giocati carriera e credibilità. Ma c’è un altro fattore i cui contraccolpi sono piuttosto significativi. E l’esempio ce lo abbiamo in casa. Non credo che sia apparso solo a me il diverso umore di Osimhen in queste prime partite, quelle giocate bene e quelle giocate così così. L’idea che mi sono fatto è semplice ed è la seguente: ad un ragazzo consapevole dell’esatto significato di fame, stenti, povertà come può essere il nostro bravo centravanti coi tubettoni in brodo sulla testa, quanto può essere destabilizzante l’aver sfiorato guadagni vicini al PIL della propria nazione d’origine? Per quanto poco fattibile fosse la sua cessione al servizio degli sceicchi annoiati nelle condizioni in essere nel 2023, il ragazzo si è visto passare davanti la prospettiva di diventare multimilionario senza dover fare altro che continuare il proprio mestiere, peraltro in un ambito dove gli avversari sarebbero stati, salvo rare eccezioni, burro in cui infilare lo sciabolone. E’ ovvio che la rivendicazione del rispetto del contratto da parte del Napoli sia stata percepita dal ragazzo come un atto di insensibilità verso l’enorme opportunità che gli era stata offerta. Quella opportunità che quel Gabri Veiga tutto da dimostrare, ha colto al volo senza pensarci un attimo, rischiando la propria carriera di calciatore sull’altare del “facciamo che nessun Veiga dei prossimi mille anni sarà costretto a vendere bibite ad un semaforo”. A Osimhen va la mia solidarietà umana per i pensieri cupi che lo hanno afflitto in queste settimane. Ora però riporta il sorriso su quella faccia e vire ‘e te movere.