Chi credeva che sarebbe stata una marcia trionfale fino al quarto posto in campionato e alla qualificazione in Champions alzi la mano. Caspita, tantissimi. Speriamo che non si rimetta immediatamente in discussione qualcuno a caso compreso il nuovo tecnico. La non vittoria di ieri ha spiegazioni molto più semplici di tutte le pippe mentali tipiche del tifoso dolente che si nutre di insoddisfazione: gli avversari, la sfiga e il Voodoo
AVVERSARI: il toro non è la stessa cosa del Cagliari o dell’Empoli e nemmeno della Fiorentina. Con un Napoli allo sfascio e allenato con disarmante incompetenza da Mazzarri di quel punto del girone di andata, ci aveva fatto a pezzi. Nella partita di ieri, con la stessa ottima disposizione in campo, la storia è andata in maniera completamente diversa. Si è vista una partita praticamente a senso unico con una sola occasione decente per i granata: il tiro di Zapata che ha costretto Meret ad usare il pezzo forte del repertorio. Per il resto, il loro pullman è stato in più occasioni costretto a manovre sul ciglio del burrone e solo il caso e la sporta personale di ciorta nera del nostro georgiano di casa, hanno portato alla mancata vittoria di ieri.
SFIGA: finalmente si può parlare di sfiga come elemento determinante. Per tutta la prima parte di campionato, fino alla svolta, la sfiga era un dettaglio molto spesso marginale ancorché corposo, di uno strazio multicomponente. La partita di ieri ha visto il toro pareggiare su un rimpallo sulla schiena di Anguissa che è finita nell’unico punto dell’universo che consentisse a Sanabria di fare quello che di solito non sa fare granché: segnare gol. Che sia riuscito perfino a farlo in rovesciata è proprio la spiegazione plastica del fatto che ieri il cosmo ce l’avesse con noi. Certo, qualche prestazione individuale è stata sotto tono ma ce ne sono state alcune da incorniciare, come quelle di Kvara e dei due centrali di difesa che sul gol preso non hanno evidentemente nessuna colpa.
Come fattore extra sfiga parlerei di un Osimhen non pervenuto come quasi sempre quest’anno e invito quelli che si esaltano ai pur tanti gol che ha segnato nelle poche partite che ha giocato, a guardare la dinamica di questi gol rispetto a quelli dello scorso anno, dove la strapotenza fisica lo faceva sembrare Dwayne Johnson nonostante fisicamente somigli più a Sasamen e tre avversari addosso erano la base minima per divertirsi.
VOODOO: come ingrediente della sfiga di cui al passo precedente meritano un capitolo a sé i rituali misti che il buon Mazzarri, siamo sicuri, sta apparecchiando con bambole, spilloni, fiaccole e pentacoli, nel buio dei sotterranei della sua tenuta in toscana. Naturalmente è un’iperbole che serve da spunto per una riflessione tombale su quanto il capitolo Mazzarri sia stato una scelta disgraziatissima, dettata dalla sola speranza che il cielo ce la mandasse buona nel frattempo che la congiuntura astrale rimettesse in sesto le indiscutibili abilità dei calciatori in rosa. Mazzarri è stato il più clamoroso errore del ventennio aureliano, senza ombra di dubbio, e questo è stato anche pubblicamente dichiarato con la frase illuminante che si trattava di “un amico di famiglia”, ammettendo implicitamente che non fosse stato preso per le sue ormai defunte abilità tecniche, ma perché serviva uno “di fiducia” che fosse facilmente trasformabile in una soluzione usa e getta. Soluzione del presidente poco elegante ma molto pragmatica con ampie sfumature di spietato cinismo che però è riuscita a rivelarsi molto peggiore delle peggiori previsioni del presidente stesso. Calzona, come soluzione a basso costo, è perfetto. Ma non è né Sarri né Spalletti né tantomeno Guardiola. Sta facendo un lavoro eccellente e non è detto che non si inventi qualcosa che avrebbe del clamoroso. Se non ci dovesse riuscire mi auguro per lui che non subisca contraccolpi perché è un ottimo allenatore che merita palcoscenici importanti e non è più giovanissimo per potersi permettere gli inevitabili fallimenti che capitano agli allenatori di calcio.
Ho deciso di farmi insultare, quindi chiuderò questo pezzo con una riflessione molto controcorrente. Ho trovato gli insulti ed i fischi ad Orsato di ieri del tutto inutili. Giustificati solo dalla delusione e dal fatto che i minuti di recupero potessero essere anche uno o due in più, ma con la considerazione che a parti invertite si sarebbe applaudito da spellarsi le mani se di minuti di recupero ne fossero stati dati anche due in meno. Fischiare l’arbitro per tifo è naturale, imputargli porcherie ed incapacità, in molti casi tra cui questo, è stupido. Orsato è per lungo distacco il miglior arbitro in Italia e si porta appresso come fardello incrollabile e inscrollabile un errore macroscopico in una partita importantissima. Personalmente non ho mai pensato che quell’errore fosse in malafede e continuo a non pensarlo. Sudditanza psicologica? Non saprei ma è improbabile anche quella. Semplicemente una valutazione sbagliata in una partita dal valore immane. Di sicuro è stato qualcosa che PRESUMIBILMENTE ha inficiato l’esito di un campionato. Siccome si tratta come sempre di senno di poi si dovrebbe onestamente considerare l’ipotesi che se Pjanic fosse stato espulso in quella partita non necessariamente l’Inter avrebbe battuto una Juventus in quegli anni quasi imbattibile e soprattutto che Koulibaly non si sarebbe fatto buttare fuori come un pirla aprendo la strada alla tripletta di Simeone che al tempo ci siringò con la sua maglia viola mandando in vacca una stagione indimenticabile. Personalmente resto convinto che se gli arbitri italiani fossero tutti sul livello di Orsato, si potrebbe sperare che i risultati e le classifiche sarebbero molto più vicini ai reali valori delle forze in campo