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Il superNapoli d’attacco gira a vuoto. Contro il Milan i “piccoletti” sono spariti e Fabiàn Ruiz è rimasto solo a centrocampo

Tutti insieme appassionatamente. Insomma: Milik più Mertens più Insigne. E Fabiàn Ruiz con il solo Zielinski a dargli una mano. Albero di Natale? Macché, e poi la festività è passata da tempo. Un gran casino. Una versione scialba del Brasile di Rivelino che vinse e convinse con il quattro-due-quattro. Forse l’ordine impartito era: riempire l’area rossonera il più possibile. Perché Callejòn da una parte e Mario Rui dall’altra erano stati destinati a sovrapporsi ai compagni di fascia ed è stato tutto un pestarsi i piedi, senza costrutto. Piccolo è bello, ma Insigne è parso Insignolo. Come Mertens, che sa essere di solito friccicariello. Lorenzinho rientrava dalla squalifica. E ad eccezione dell’azione in cui gli fu pestato il piedino in area – Doveri, dov’eri? – tutto il resto è stato silenzio, come un Amleto qualsiasi. Non trova il gol dal 2 novembre, il giorno dei defunti. Tutti insieme appassionatamente, i jugadores con istinto offensivo per cavare il classico ragno dal classico buco: le telefonate incazzose di Zielinski, da zolle lontane, al gigante Donnarumma. In porta, quell’Ospina sostituto di Meret. Pare che il ragazzo soffra di mal di schiena. E comunque il pipelet colombiano ha fatto il suo, anche di più, sventando su Musacchio lo stopperone e uscendo a valanga su Piatek che si pronuncia Piontek e che vuol dire Venerdì. Il polacco fresco rossonero amico dei polacchi di casa azzurra e alla fine baci, abbracci e languide carezze. Sentivo voci microfonate a magnificare l’evento. È la pubblicità, bellezza. Enfasi sperticate per osannare un match che m’è parso bruttino assaje.

Alla follìa ancelottiana, ha replicato l’ex allievo Gattuso detto Ringhio. Affollatevi, cari azzurri, fate pure le vostre giostre che noi ci mettiamo su due linee strette strette e poi si vede. È andata proprio così. Gli ancelottiani a difendere alti per trovare subito (si fa per dire) le zolle d’area rossonere e i gattusiani a sventare da dietro pressing e smanie varie, ripartendo lunghi. C’era da piangere, fossi stato Fabiàn Ruiz, nella solitudine vissuta a centrocampo, alla vana ricerca di compagni che si divertivano in orizzontale negandogli la profondità. Una storia e una noia infinita. Risultato ad occhiali inevitabile. Un punto guadagnato e altri due perduti. Domani, si replicherà. Di nuovo al Meazza per la sfida decisiva in Coppa Italia. Non credo che Sopracciglio Alzato riproporrà ‘a stessa fantasìa. Cambierà assetto, perché tra l’altro ha uomini in abbondanza. Al contrario dell’ex allievo che credo ringhierà con un Piatek in più. La coppetta nostra, tanto vituperata, è uno degli obiettivi stagionali. E va sì rispettata. Chiudo con un pensiero su un aborto televisivo: Pardo magnifica, Diletta è magnifica ma Dazn è ‘na schifezza!

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