ADL soddisfatto racconta del suo rapporto con il nuovo allenatore sulle pagine del Corriere dello Sport
“L’altro giorno Carlo era a Ischia, mi ha telefonato entusiasta: Aurelio, io qui ci potrei restare anche sei anni”
Così il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, in una lunga intervista pubblicata sull’edizione odierna del Corriere dello Sport che ricostruisce e analizza il suo rapporto personale e lavorativo con il nuovo allenatore azzurro.
A proposito della nascita dell’idea di immaginare Ancelotti alla guida della squadra azzurra il patron ha dichiarato:
“Erano anni che avevamo contatti telefonici, ogni tanto Carlo si informava di nostri calciatori e io con lui dei suoi. Mi aveva colpito il suo equilibrio ma anche la sua educazione, perché quando intuiva che non ci sarebbero stati margini per trattative non insisteva […] A me è sembrato che quest’appuntamento fosse scritto nell’universo calcistico, come se l’avesse deciso il destino: ci sono voluti cinque minuti, dico cinque, per arrivare all’accordo. La negoziazione più rapida dei miei circa quindici anni di calcio. Poi è venuto un avvocato, bravissimo, e sono stati sufficienti altri cinque minuti a me e a Chiavelli, l’amministratore delegato, per definire ogni dettaglio”.
Sulla recente vittoria in Champions ha affermato poi:
“Prima del Liverpool, al mattino, gli ho telefonato. E lui con garbo, autorevolezza e autorità, mi ha detto: presidè, stai tranquillo, la vinciamo. L’ho preso in parola e all’87esimo ho detto: ma vuoi vedere che succede? È successo. Non può capire la mia reazione!”
La soddisfazione della scelta compiuta traspare palesemente dalle parole di ADL e assume quasi i contorni di uno sfogo e di una frecciata di rivalsa, quando il presidente narra del rapporto passato con il suo ex tecnico Maurizio Sarri:
“Io credevo, tre anni fa, di aver incontrato un allenatore che sarebbe rimasto qua per un lungo periodo, avrei potuto trattenerlo, perché aveva altri due anni di contratto. Ma ad un certo punto è diventata solo una questione di danaro. È strano questo mondo in cui, di colpo – attraverso l’ambiente, l’impatto mediatico o certi opinionisti – si stabilisce che un contratto vada adeguato. Ma allora che valore ha quell’accordo appena scritto? Tenga presente che noi eravamo già passati da 700.000 euro a 1.550.000. Poi una volta ho sentito dire: al prossimo accordo voglio arricchirmi. E mi sono chiesto: allora le dichiarazioni sull’amore per la città? Io ci avevo creduto, però poi mi sono domandato: e se mi stesse usando come sponda?”.
Sul “fenomeno” Insigne afferma quindi:
“Non mi ha stupito. È un prodotto del Napoli e di Napoli, città complicata nella quale è più difficile che altrove essere profeta in Patria. Un altro, al suo posto, avrebbe potuto dire: ma chi me lo fa fare? E invece ha dimostrato di essere uomo, ha una testa per ragionare. E per me è uno di famiglia”.
Chiude quindi con una valutazione del percorso compiuto e un augurio per il futuro della squadra:
“Settembre 2004 è stato il momento magico di questa epoca: aver rilevato il Napoli dal fallimento, averlo portato dove siamo, con l’ammirazione internazionale e un futuro che ci aspetta. Come lo immagino? Vincente in Italia e in Europa”.