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Procuratori? No, mediatori

Scandalo infinito, impazza il calciomercato e crescono gli affari. Il coraggio di Iervolino che si è ribellato

Le vicende quasi parallele del divorzio di Sabatini dalla Salernitana e della richiesta dei legali di Mertens (4 milioni netti più 800 mila euro di commissioni) hanno riproposto all’attenzione generale l’annoso e gravissimo problema dei procuratori, sempre più trasformatisi in voraci intermediari, più che consulenti degli assistiti, com’era originariamente previsto dalla norma che li istituì.
Bene ha fatto Danilo Iervolino, che è appena entrato nel mondo del calcio e che ha subito posto i paletti. Gli renderanno la vita difficile, ma se troverà alleati potrà aver gettato le basi, finalmente, per un processo di affrancamento da queste insopportabili sanguisughe. Dal suo punto di vista ha giustamente considerato illogico dover pagare 800mila euro di commissione per poter riscattare un giocatore, Coulibaly (con la C iniziale, non quello del Napoli, naturalmente), al quale contemporaneamente avrebbe dovuto assicurare una retribuzione di 750mila euro annui. Pagare di più il procuratore che il calciatore. Un assurdo.
Ormai il mercato è completamente in mano ai grandi agenti che fanno a disfano a loro piacimento. Sono protetti da una legge dello Stato italiano e non incontrano nessun limite di mandato. Possono trattare per conto di chi vende, chi compra e dello stesso oggetto della compravendita, fregandosene dei conflitti di interesse. Non c’è tetto alle commissioni, visto che vale solo una banale “raccomandazione” a limitarle al 3 per cento dello stipendio lordo del giocatore o del prezzo del trasferimento. In pratica i procuratori fanno molti più soldi sedendosi semplicemente al tavolo delle trattative di una compravendita di un giocatore che non assistendo lo stesso per la sottoscrizione di un contratto o di un rinnovo. Uno scandalo.

Ci sono superagenti in grado di influire sulle scelte di una società e sui destini di un calciatore, come se esercitassero una sorta di diritto di proprietà sullo stesso, sebbene le “third party ownership” siano state messe al bando. In parole povere non sono consentiti investimenti che terzi, non facenti parte dell’ordinamento sportivo, effettuano acquisendo in tutto o in parte i diritti economici di sportivi professionisti, al fine di ricavare un profitto da eventuali trasferimenti di questi atleti. Divieti virtuali. Nella pratica accade di tutto ed anche di peggio.
Ma, ed è questo il risvolto più paradossale della questione, il sistema perverso spesso fa comodo agli stessi club. È il caso, ad esempio, delle convenienti operazioni a costo zero: trovo mesi prima l’accordo con il calciatore in vista della scadenza, risparmio sul costo del cartellino e sono ben contento di riconoscere una commissione all’agente. Il calciator vede accrescere sostanziosamente i suoi introiti e il procuratore incassa un altrettanto sostanziosa percentuale. Tutti d’accordo, un bel businness non c’è che dire.
Per non parlare di situazioni di necessità: sono costretto a cedere un calciatore entro una certa data per motivi di bilancio, o voglio semplicemente disfarmene perché non rientra più nei piani tecnici, e do al procuratore il mandato a vendere sfruttando la sua rete di relazioni.
Nelle tasche degli agenti, è stato calcolato dall’ultimo report finanziario dell’Uefa, è finita la parte più considerevole dei 3 miliardi di euro spesi dai club europei in commissioni nei trasferimenti negli ultimi 5 anni. Logico che si raggiungano queste cifre, visto che gli agenti-mediatori prendono soldi sia dalle società che dai calciatori.
C’è la possibilità di porre rimedio a questo scandalo che finisce non solo con il drogare il mercato, ma che arreca gravissimi danni ai bilanci delle società e che rappresenta comunque, al di là dei risvolti finanziari, un inammissibile illecito morale? Se ne è molto discusso, ma a livello solo teorico: nuovo albo per gli agenti, tetto ai compensi, pubblicazione delle cifre per ogni operazione, divieto di doppia rappresentanza.
A nostro avviso solo palliativi. Il rimedio ci sarebbe, eccome, facile, facile. Ricondurre il procuratore alle funzioni originarie: il calciatore si sceglie il suo procuratore, che lo assiste e lo paga solo lui. Come si fa quando si va dall’avvocato. Divieto assoluto di coinvolgimento delle società e men che mai di intermediari. Con pene draconiane per chi dovesse aggirare le norme.
Il rimedio è così facile che forse, proprio per questo, nessuno ha pensato che sia possibile introdurlo, sul piano pratico. In Italia dovrebbero insorgere i presidenti, la Lega. Lotito e De Laurentiis sempre pronti a schierarsi sule barricate, che fanno? Dormono. Come dorme la Figcc e a livello mondiale la Fifa. Un sonno insopportabile.

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