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L’Albergo della discordia: “No al trasloco della Biblioteca nazionale a Palazzo Fuga”. Appello ai ministri Carfagna e Franceschini

Ex Albergo dei Poveri, che cosa farne dopo che sarà stato riqualificato con i 100 milioni di euro stanziati col Pnrr?  Il primo luglio 2021 i ministri per il Sud, Mara Carfagna, e della cultura, Dario Franceschini, fecero una consultazione in diretta web per raccogliere suggerimenti e proposte (ne arrivarono 200). Ora il ministro Franceschini  rilancia l’idea di trasferirvi la Biblioteca Nazionale, quasi facendo propria una vecchia teoria dello storico dell’architettura Cesare De Seta  compreso l’addentellato e cioè che in tal modo “i locali storici liberati dai libri andranno ad arricchire il percorso museale del Palazzo reale”. Piccolo particolare: il gigantesco edificio di piazza Carlo III è in rovina da decenni (crollo 31 ottobre 1924 dal lato di via Tanucci; 9 morti nel crollo 15 dicembre 1980 dal lato dell’Orto botanico; allarme novembre 2010 per l’instabilità della facciata…) in un contesto di forte degrado  e illegalità e per giunta occupato abusivamente, su una delle terrazze, da un’ottantina di famiglie la cui presenza potrebbe  “rallentare” la ristrutturazione (per la quale comunque è impossibile che bastino 100 milioni)… Se poi si pensasse di sistemare solo qualche stanza per trasferirvi la Biblioteca – lasciandola circondata da macerie e cantieri – si porrebbe il problema della tutela dei libri da furti e danneggiamenti . La ristrutturazione non può avvenire un pezzo alla volta… E qualsiasi ipotesi d’uso di Palazzo Fuga non può prescindere dalla sua storia.

Quella che è una delle più grandi costruzioni settecentesche d’Europa,  fu voluta da Carlo di Borbone  per ospitare tutti i diseredati  del regno  – i vecchi, i vagabondi,  gli orfani, le donne – per assisterli, educarli e insegnare loro un mestiere.  Alloggiavano in aree separate ma c’erano vari laboratori artigianali e locali di servizio in comune.  Chiamato anche “Reclusorio”; e poi “Serraglio” –  alcuni ragazzini erano così ribelli da essere paragonati agli animali feroci  – l’Albergo dei Poveri  (lavori avviati da Ferdinando Fuga nel 1751 interrotti nel 1829 per carenza di fondi ) doveva essere lungo 600 metri ma rimase incompiuto (354 m).  Un  labirinto di tufo, che in pochi hanno visitato: oltre 430 stanze  mediamente lunghe 40 metri e alcune alte otto metri;  9 chilometri di corridoi ampi quanto una strada… Ambienti “sproporzionati” di un’epoca in cui non c’erano gli impianti elettrici, dell’acqua, del gas e che sarebbe arduo adeguare alle moderne esigenze abitative (figuriamoci poi per una biblioteca…).

Dici Biblioteca Nazionale e pensi al Palazzo reale, in piazza del Plebiscito. Automatica l’identificazione della terza biblioteca pubblica statale più importante d’Italia con la sede nella quale fu trasferita dopo la prima guerra mondiale anche grazie all’intervento di Benedetto Croce allora ministro della pubblica istruzione.  Un patrimonio di memoria  inestimabile: due milioni di volumi, 20mila manoscritti, 8mila periodici, 4500 incunaboli; dall’Officina dei papiri ercolanensi  alle sezioni speciali; materiale scientifico; archivi musicali; documenti autografi; banche dati e prodotti multimediali. La Biblioteca è anche centro di attività culturali (conferenze, mostre) che evidenziano la ricchezza dei fondi posseduti  e ha proficui rapporti di collaborazione con i diversi istituti culturali cittadini. Attrezzare l’ex Albergo per ospitarla (non solo libri ma anche registri, schedari, cataloghi…) richiederebbe tempi  biblici.

Sconcerto dunque per le parole di Franceschini,  soprattutto nel mondo dell’Università  che costituisce il principale fruitore della Biblioteca Nazionale. L’idea poi che il patrimonio possa essere trasferito solo in parte, smembrato – lasciando il nucleo base a Palazzo reale, come pure fu ipotizzato – ha messo in allarme anche  associazioni e comitati (smembrare archivi e biblioteche  è vietato dal codice dei beni culturali). Una iniziativa che svuoterebbe e svilirebbe anche Palazzo reale. “Ecco l’ennesima decisione presa dall’alto”,  tuona Antonio Pariante del Comitato Portosalvo: “La Biblioteca nazionale nel Palazzo Sgarrupato è un grave danno alla città. L’edificio è pericolante e prima del restauro non possono essere affrontati altri discorsi”.  Dissente anche il consigliere regionale di Europa Verde, Francesco Emilio Borrelli: “Nell’attesa che arrivino i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, Palazzo Fuga è in balia di incivili e vandali. Prima di pensare alla Biblioteca, va tutelata  la struttura”. Abusivi sul tetto. In uno dei cortili, un parcheggio gestito da chissà chi. All’ingresso principale: scritte, siringhe e resti di bivacchi. Zona di scippi. Un contesto a rischio anche per eventuali turisti. E mal collegato: lo studente che debba frequentare quotidianamente la biblioteca, vi arriva coi bus?

“Smontare” la Biblioteca  per il trasloco sarebbe una impresa improba. E poi, a che pro, visto che – se si vogliono altri spazi – a Palazzo reale altri spazi da sfruttare ci sono: vuote alcune stanze, già restaurate; poi ci sono alcuni uffici che potrebbero essere agevolmente spostati. E poi,  dall’altro lato della piazza, ci sono i locali sotto il porticato della chiesa di San Francesco di Paola che si potrebbero utilizzare. Quanto al “percorso museale”, nel 2017 ci fu un accordo con Palazzo reale per cui i locali della biblioteca già furono inseriti in un percorso museale che dall’appartamento storico passa per le stanze oggi sede della Biblioteca ed arriva al Maschio Angioino.

Tanti in 40 anni gli interventi  sull’Albergo dei Poveri (quasi sempre interrotti perché finivano i fondi), e le ipotesi di destinazione strampalate… Mentre potrebbe ospitare scuole delle arti e dei mestieri, di musica, e centri sportivi a vocazione socio-assistenziale (su via Foria c’è già la palestra Kodokan).  Non resta  che  appellarsi ai ministri Mara Carfagna (che si battè per fare inserire la riqualificazione nel Pnrr) e Franceschini  affinchè  valutino “direttamente”  questa questione.

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