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Tra iella e arbitraggi Napoli urla

Nonostante infortuni e sfortuna la squadra recrimina per i cinque punti persi con Verona ed Empoli

È davvero in fase calante il Napoli o gli ultimi risultati negativi sono solo colpa degli infortuni a ripetizione dei suoi giocatori chiave? Spalletti, in verità, non ha mai cercato alibi o scuse, anzi, ha più volte dichiarato che lamentarsi in genere, non solo degli arbitri, è roba da “sfigati”. Avrà pure ragione il tecnico toscano ma se sommiamo arbitraggi scadenti, non sempre favorevoli, pali e traverse colpiti, e, dulcis in fundo, gli infortuni a catena capitati tutti nello stesso periodo di campionato, coincidente, guarda caso, con gli scontri diretti contro Inter, Lazio e Atalanta, noi da napoletani scaramantici non possiamo non pensare a qualcuno che ha messo gli occhi addosso al ciuccio delle otto vittorie, otto, consecutive in campionato. Un malocchio che è costato la retrocessione dalla vetta della classifica al quarto posto a quattro punti dall’Inter capolista. Una iella che magari sarà stata pure favorita dal calo di rendimento di qualche elemento indispensabile per il gioco di Spalletti, ma che i numeri certificano in modo impietoso con il verificarsi degli infortuni di gioco in parte dovuti a scontri, la maggior parte, però, a problemi muscolari. Colpa di una preparazione atletica imperfetta, del Covid che ha colpito diversi giocatori, degli impegni a ritmo serrato che a malapena consentono di recuperare fiato ed energie spese ogni tre giorni?

E qui, consentiteci di dire una cosa fondamentale: la salute dei calciatori, in nome di un calcio sempre più business e spettacolo, è tenuta sempre meno in considerazione da Uefa e Fifa. E il Napoli, nel campionato italiano, senza tema di smentite, è fin qui stato meno tutelato di Inter, Milan, ma pure di Atalanta e Juventus e sta pagando pedaggio pesante. Perché non c’è dubbio che in questa stagione la squadra ha accentuato la ricerca della qualità tecnica e del palleggio ed andrebbe protetta di più e meglio dai direttori di gara. Spalletti, a differenza di Inter, Milan e Atalanta ha un centrocampo tecnico più che fisico. Ciò non significa che la squadra non sia ben strutturata fisicamente, ma contro le squadre sopracitate difficilmente può far valere la superiore tecnica individuale subendo la fisicità degli avversari. E quando si parla di fisico non intendiamo riferirci solo ad altezza e peso ma soprattutto alla forza. Forza che ti consente di sopportare e reagire fisicamente ai falli sistematici e volontari cui le formazioni avversarie ricorrono nella metà campo degli azzurri per impedire loro ripartenze veloci o sviluppo verticale della manovra. Un bel colpetto con i tacchetti sulle caviglie di Zielinski, Fabian Ruiz e Mertens, una strattonata di maglia a Insigne e Politano, una presa da lotta libera per fermare Osimhen e Lozano e arbitri che non estraggono subito il cartellino giallo ma si limitano a catechizzare ecumenicamente gli avversari consentendo loro di proseguire strategicamente nella distruzione del gioco degli azzurri. Ma il fallo tattico e non vogliamo parlare di quelli violenti non dovevano essere puniti subito con il giallo per scoraggiare il gioco falloso e favorire le squadre più tecnicamente dotate?

E allora, sei i numeri dicono che dopo le prime otto partite il Napoli aveva raccolto 24 punti mentre nelle successive 9 ne ha raccolti esattamente la metà perdendo ben tre volte ci sarà pure qualche motivo tecnico, ma, aggiungiamo noi, soprattutto motivi “politici e di palazzo” che aggiunti alla sfortuna fanno un cocktail micidiale per le coronarie dei tifosi azzurri. La speranza è che “‘a nuttata” passi presto e che Covid, infortuni, iella, tra pali e traverse colpite, o arbitraggi poco ortodossi, siano solo un brutto ricordo nel girone di ritorno. Anche perché, con 36 punti in classifica, fa un po’ strano, dopo tutti questi discorsi da “sfigati”, notare che sono i 5 punti persi con Verona ed Empoli al Maradona ad aver fatto perdere al Napoli la vetta della classifica. Ma questo è il calcio. Anzi, la bellezza del calcio, nella sua crudele realtà e nel suo essere deciso spesso dal destino che, a un certo punto, ha voltato le spalle al Napoli dimostrandosi verso gli azzurri e il suo popolo cinico e baro.

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