
âMi preme sottolineare – commenta  Salvatore Buonomo, direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli –  il pregevole restauro conservativo di tre nostri  manoscritti membranacei effettuato presso il nostro Istituto dalla restauratrice Chiara Argentino sotto la supervisione dei nostri funzionari  e finanziato dallâ Accademia Dei Lincei. A fronte di risorse, non sempre adeguate alle necessitĂ , la sinergia e la sintesi tra realtĂ culturali e ricerca,  sono i presupposti per una buona pratica amministrativa e garantiscono un approccio strategico  indispensabile per trovare strade innovative nella gestione del patrimonio culturale e artistico. Attivare collaborazioni, come in questo caso con lâ Accademia Dei Lincei,  sviluppando nuovi strumenti di condivisione  e percorsi comuni,  è di supporto per salvaguardare la funzione sociale della cultura, rafforzando lâattivitĂ delle biblioteche, quale strumenti di conoscenza e di saperi.â
La mostra âLa âBibliotecaâ di Danteâ, a cura di Roberto Antonelli, Ebe Antetomaso, Marco Guardo, Lorenzo Mainini, ospita oltre 70 codici, provenienti dalle maggiori collezioni italiane e internazionali, tra questi i tre codici napoletani, che il pubblico perfettamente restaurati potrĂ ammirare nel loro ritrovato splendore visitando la mostra  [dal lunedĂŹ alla domenica ore 10-19 chiusa il martedĂŹ].
I tre codici provenienti dalla Biblioteca Nazionale di Napoli sono di indubbio interesse storico e filologico e circolavano in Italia ai tempi di Dante. Due dei manoscritti esposti  provengono dal fondo Farnese, fondativo della Biblioteca Nazionale di Napoli, una collezione straordinaria messa insieme a metà 500 dal bibliofilo Fulvio Orsini per Alessandro Farnese, divenuto papa Paolo III, ricchissima di classici latini e greci.
Si tratta dellâEtica a di Aristotele  [Ms.VIII.G.25], unâopera fondamentale per comprendere la concezione filosofica e morale di Dante. Il manoscritto, è da ritenersi un classico specimen di codice di studio, riccamente postillato da studiosi letterati e riporta la traduzione in latino, effettuata direttamente dal greco, da Roberto Gossatesta, vescovo di Lincoln, tra il 1240 e il 1249. ll codice potrebbe essere stato in origine di proprietĂ di Fra Mariano da Firenze (1477-1523), dotto frate francescano, il convento richiamato potrebbe essere quindi Santa Maria degli Angeli di Firenze.
Lâaltro codice farnesiano è il capolavoro del maestro di Dante, Brunetto Latini: il Tresor [Ms. I. G.17]. Si tratta di uno dei pochissimi esemplari presenti nelle biblioteche italiane redatti secondo il testo originale, in francese. Brunetto Latini compose  lâopera in Francia, durante lâesilio dal 1260 al 1267, in lingua dâoĂŻl, con il titolo Li livres dou Tresor, si tratta di una vera propria enciclopedia medievale.
Il terzo manoscritto napoletano Ms. XIV. A. 37 contiene  Le lettere a Lucilio di Lucio Anneo Seneca . Si tratta di un volgarizzamento in toscano ricco ed elegante dellâopera morale di Seneca, databile tra il 1320-1340 ,  e si rifĂ alla prima traduzione in una lingua moderna dal latino francese di qualche anno prima (1308 e il 1310) delle lettere di Seneca al suo discepolo. Il codice  riveste particolare interesse perchĂŠ presenta una miniatura attribuita da studi recenti alla bottega di Pacino di Bonaguida, importante pittore e miniatore italiano, di scuola giottesca , operante in Firenze a partire dal primo decennio del secolo XIV.