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Violenza sulle donne, il segnale di sos

di Cinzia Rosaria Baldi *

#SignalForHelp: l’hashtag indica il pericolo di violenza

Sembra quasi un saluto, le quattro dita aperte verso l’alto con il pollice della mano piegato verso il palmo, poi di seguito le quattro dita si chiudono: è il segnale in codice per chiedere aiuto nel caso si stia subendo “violenza domestica”. È stato lanciato durante la pandemia da Covid-19 dalla Canadian Women’s Foundation, il muto segnale ha attraversato l’oceano ed ora è virale su tutti i social e sui siti al femminile ed anche in Italia con l’hastag #SignalForHelp. L’idea è di fornire un semplice strumento per richiedere soccorso in caso di pericolo immediato o di violenza subita. Quando la situazione è molto grave e si è in una situazione di emergenza un semplice gesto può davvero essere d’aiuto, ma se si usano prudenza e cautela.

Perché l’ Sos funzioni è, infatti, fondamentale che chi riceve il messaggio sappia riconoscerlo, ma soprattutto sappia come comportarsi. Ogni iniziativa estemporanea, seppure fatta col desidero di aiutare, può aggravare la situazione della vittima e mettere in pericolo anche se stessi. L’unica cosa da fare in questi casi è chiedere aiuto a chi ha le competenze per gestire la situazione. Che fare dunque? Chiamare subito il 1522. Nel caso il 112 o il 113. Nel 2020, infatti, anno dell’emergenza Covid-19, le denunce di violenza domestica sono aumentate in tutto il mondo. Tanto che l’agenzia dell’Onu per l’uguaglianza di genere, Un Women, ha parlato di una “pandemia ombra” che colpisce le donne, costituita dall’intensificarsi di abusi fisici e psicologici su di loro ad opera di partner ed ex, parenti o conoscenti.
Da tempo si avvertiva l’esigenza di un segnale universale per lanciare l’allarme quando ci si trovava in una situazione di grave emergenza e si aveva paura di farsi scoprire. La casa da luogo sicuro è divenuto un luogo di pericolo, la convivenza forzata dei lockdown, ansie, paure, spesso la perdita del lavoro. La casa è sempre più luogo dove si concentrano malessere e disfunzioni .
Lo scorso 25 novembre, giornata Internazionale della violenza sulla donna, infatti, TikTok ci aveva già provato lanciando la challenge #Call4Margherita in sostegno ad ActionAid, raggiungendo da subito più di 3 milioni di visualizzazioni totali. La #Call4Margherita prende spunto da una storia realmente accaduta, nei mesi scorsi ad una giovane donna di 35 anni che si trovava in casa aggredita con violenza dal compagno. La donna con prontezza di spirito ha finto di ordinare una pizza a domicilio, ma in realtà invece del numero della pizzeria ha fatto il numero della polizia che di fronte alla strana richiesta è intervenuta in suo aiuto.
Una finta pizza, un saluto in codice con la mano basterà questo per dar voce alle mute richieste di aiuto delle donne? Servirà a colmare i silenzi che le stesse vittime non hanno riempito, denunciando prima che la violenza arrivasse al culmine? Sensibilizzare sull’argomento non significa solo far vedere i video tutoriali che spiegano come usare e riconoscere il #SignalForHelp ma convincere le donne ad agire prima, a riconoscere quando un partner è violento. Gli uomini che usano violenza sulle donne sono uomini “normali”, dal punto di vista clinico con vita sociale di relazioni interpersonali e lavorative soddisfacenti, uomini insospettabili, provenienti da diverse realtà socioculturali, che solo nell’8% dei casi fanno uso abituale di alcol o di sostanze, che spesso perseguitano, terrorizzano per nascondere la loro fragilità, o sono tormentati da un’angoscia interna, che vogliono dominare, che perdono le staffe senza un motivo apparente.
La violenza non è mai normalità, ma nemmeno espressione di una patologia, spesso di una fragilità psicologica temporanea, che può essere corretta o migliorata se riconosciuta, per dirla con Marie France Hirigoyen che descrive e teorizza la Sindrome della donna picchiata.

Nella coppia la violenza non arriva all’improvviso, ma è preceduta da micro violenze, attacchi verbali, scrive Marie France Hirigoyen, la donna non se ne accorge subito, sembrano semplici attacchi di gelosia, piano piano perde la capacità critica e si abitua alla violenza. Le fasi che si ripetono ciclicamente nell’abuso di tipo familiare, che costringono la donna a passare dalla situazione di tensione conflittuale, a quella di aggressione, e poi alla riconciliazione. È questo il momento delle scuse del compagno e delle promesse che la violenza non accadrà più, che prelude ad uno stato di ri-innamoramento per poi trovarsi di nuovo nella disperazione, quando la violenza riprende. Queste fasi creano nella vittima un forte disorientamento, le tolgono lucidità, ma soprattutto ogni periodo di riappacificazione e calma fittizia crea l’illusione nella vittima della fine della situazione di violenza e ri-istaura i legami affettivi: una spirale che crea dipendenza e spinge le donne a non a non cercare nemmeno più un aiuto esterno. Aprirsi agli altri è, invece, importante per interrompere il susseguirsi dell’alternarsi della paura, degli inganni, della violenza. ‘Signal for help’: il messaggio in codice per chiedere aiuto deve essere l’ultimo passo a cui non bisogna arrivare denunciando prima e sul territorio ci sono tanti centri e tanti psicologi ed operatori sociali che possono dare indicazioni giuste, non arriviamo a questo.

* psicologa

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