In Italia, nonostante che dalla caduta del fascismo siano passati abbondantemente più di settanta anni, esistono ancora sacche di resistenza contro alcuni valori fondanti della riconquistata libertà e della Costituzione.
C’è, ad esempio, un articolo, che è notissimo, il 21 che recita testualmente: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
Chiaro? La stampa non può essere sottoposta ad autorizzazioni o censure. Il che significa, come confermano centinaia di sentenze interpretative sia della Consulta che della Cassazione che dei giudici ordinari, che bisogna fare in modo che i giornalisti possano operare, ovviamente nel rispetto delle leggi, senza che nessuno frapponga ostacoli al loro lavoro.
E invece a Napoli, da un po’ di tempo a questa parte, ciò non accade. E soprattutto perché ci sono alti rappresentanti delle istituzioni statali (usiamo volutamente il plurale), che, dimentichi di quell’articolo richiamato, stanno facendo di tutto per mettere il bastone tra le ruote dei giornalisti. Una situazione assolutamente insostenibile, tant’è che in queste ore il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania e il presidente del sindacato dei giornalisti hanno messo nero su bianco, protestando vibratamente contro questo andazzo. Per ora la cosa resta a livello regionale, ma è evidente che se non si dovesse registrare un’inversione di tendenza la protesta potrebbe finire a Roma, su tavoli istituzionali di alto livello, e perché no, anche dalle parti di piazza del Quirinale, dove c’è un inquilino che oltre ad essere un docente di Costituzionale ed un ex giudice della Consulta è anche uno che su questi temi si è sempre dimostrato particolarmente sensibile.
In ogni caso, anche affinché il lettore si faccia un’idea di come stanno realmente le cose, riportiamo il comunicato congiunto di Ordine e sindacato: “Da molti mesi i giornalisti impegnati sul fronte della cronaca nera e giudiziaria sono costretti a vivere una situazione di fortissimo disagio professionale causato da un incomprensibile atteggiamento da parte delle fonti ufficiali che non forniscono più notizie e materiale utile al lavoro dei cronisti e alla pubblica opinione”. Lo denunciano in una nota congiunta Ordine dei giornalisti Campania e Sindacato unitario giornalisti Campania.
“Si tacciono persino fatti e situazioni accadute in luoghi pubblici. in occasione dell’accoltellamento – in una domenica di fine maggio – di un ragazzo nella centralissima piazza Bellini, in un orario che vedeva decine di persone consumare l’aperitivo, i cronisti si sono trovati di fronte ad un muro innalzato dagli organi investigativi. Dopo sole tre ore le forze dell’ordine erano riuscite a identificare ed arrestare il presunto colpevole, eppure sono dovuti passare giorni prima di riuscire ad avere conferme. Oggi i cronisti di nera sono costretti a seguire veline sbiadite che – quando va bene, il che capita rarissimamente – si limitano a riassumere genericamente i fatti omettendo persino i nomi degli arrestati, finanche quando si riferiscano a noti pregiudicati. Oppure – perché è questo a cui stiamo assistendo e questo denunciamo – le notizie vengono date mesi dopo rapine, ferimenti e aggressioni di ogni tipo.
In questo contesto i giornalisti che operano nel settore della cronaca nera sono costretti a lavorare con le spalle al muro, rischiando di scivolare nell’approssimazione, in errori di compilazione e senza alcun supporto di fonti qualificate, che da sempre invece costituiscono l’interfaccia indispensabile per poter garantire un prodotto professionale di qualità. Tale situazione sta creando un oggettivo danno agli operatori della libera informazione e all’opinione pubblica con un vulnus che colpisce il fondamentale diritto di cronaca”.