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Sospese Samp-Napoli per i cori razzisti e fu radiato. In un libro parla delle magagne del mondo arbitrale

Si giocava Sampdoria-Napoli, due anni fa. Koulibaly era al massimo del suo splendore agonistico, dalle sue parti non si passava. Una diga arcigna e impetuosa. Bisognava cercare di smontarlo ad ogni costo. E così dalla curva dei tifosi blucerchiati cominciarono a partire una serie prolungata di buu ogniqualvolta il difensore del Napoli toccava la palla. L’arbitro era Gavillucci. Sospese per un attimo la partita ed ammonì i tifosi. Ma il tentativo di dissuasione non ebbe alcun effetto. Dopo di che Gavillucci sospese la partita veramente, per oltre cinque minuti. Non era mai accaduto in serie A. Un mese dopo gli venne comunicato che non poteva più dirigere in serie A, dove era approdato al termine di una brillante e veloce carriera nel 2013.

Ora Claudio Gavillucci ha deciso di raccontare “le verità di un arbitro scomodo” in un libro da poco uscito per Chiarelettere, L’uomo nero, scritto dall’ex ‘fischietto’ di Latina, assieme alle giornaliste Manuela D’Alessandro e Antonietta Ferrante.


Come si legge in una presentazione, nel volume c’è il “racconto dall’interno dell’arbitro che ha osato mettere in discussione un sistema rivelandone ombre, condizionamenti e opacità”. Una testimonianza, quella di Gavillucci, che finì, poi, ad arbitrare nei campetti di provincia, che è “un viaggio nel mondo degli arbitri reso possibile anche grazie alla pubblicazione di documenti inediti”. E che “rivela una realtà finora sconosciuta e risponde alle tante domande che ogni tifoso o appassionato di calcio si pone: esiste una sudditanza psicologica rispetto ai club più blasonati? Quanto incidono i media sulle valutazioni dei direttori di gara? Quanto guadagnano gli arbitri? Che contratti e che tutele hanno? Sono davvero indipendenti? Che cosa ha prodotto l’introduzione del Var?”.


Gavillucci, che fece ricorso alla giustizia sportiva e al Tar con una causa tuttora pendente, “risponde a questi e altri interrogativi conducendo il lettore nelle segrete stanze di una realtà che fa dell’assoluta riservatezza la sua bandiera”. Un libro-denuncia, così lo presenta lui stesso, di “logiche e meccanismi di potere nella cabina di comando del sistema arbitrale”. 

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