Pippo Inzaghi sulla panchina del Benevento
Pippo Inzaghi sulla panchina del Benevento

Diciassette punti sulla seconda, lo Spezia. Il Benevento è una macchina perfetta, pronta a tornare in serie A. Lo guida Filippo Inzaghi detto Superpippo. Dioscuro di Simone che sta facendo grandi cose sulla panchina della Lazio e che ha conteso fino all’ultimo quella della Juve sulla quale s’è accomodato Maurizio Sarri sempre più c’era Guevara.
Conoscendolo, ci avrei giurato che sarebbe diventato un allenatore vincente. Pippo è attento, scrupoloso, maniacale. E modesto.
Quando imperversava nelle aree di rigore, sempre sul filo del fuorigioco – che è un’arte degli attaccanti di valore – era il terrore delle difese. Senza andare troppo in là nel tempo: 24 gol (33 presenze) con la maglia dell’Atalanta, la Dea, 58 (122 presenze) con quella della Juve, 73 (202 presenze) con quella del Milan, l’ultima squadra prima di appendere le scarpette al chiodo e dedicarsi ad insegnare agli altri il suo scibile.


Da giocatore un palmares invidiabile, compreso il mondiale vinto dall’Italia di Lippi in Germania e l’oro agli Europei Under 21 in Francia, due Champions League e tant’altro. C’ero anch’io. Ci conoscemmo 23 anni fa. E mi colpì la sua grande professionalità che esercitava anche fuori del rettangolo di gioco. Anche come lettore attento di ogni articolo che lo riguardasse. Se qualcuno scantonava, voleva vederlo e controbattere. Non gli sono mai piaciute le esagerazioni, i luoghi comuni, le sciatterìe letterarie. Nerboruto, asciutto, scattante. Un po’ per natura ed un po’ per l’alimentazione. Quando giocava, non si nutriva che di pasta in bianco. Con un po’ d’olio, almeno? Raramente. Chissà se a Benevento ha cominciato a mangiare più saporito. E dài Pippo, come si fa a rinunciare ai cavatelli con i broccoli ed al mugnatiello! Non dico, ad ogni vittoria della tua squadra perché altrimenti ingrasseresti come Bombolo. Nel Sannio, credo che Pippo il piacentino abbia trovato l’ambiente che più gli si adatta, il luogo dell’anima. Serio, educato e professionale. E maniacale. Anche e soprattutto nel far passare tutti gli avversari sotto le forche caudine. È la storia che si ripete, ragazzi. E Beneventum una volta era chiamata Maleventum. Ah! Pippo, quando tu ed i tuoi giallorossi tornerete nella massima serie, fattela ‘na bella scorpacciata. Auguri, di cuore.

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