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Gattuso: “Dobbiamo essere uniti”

Il tecnico del Napoli presenta la gara con i sardi: “Non mancano gli stimoli, ma serve il gioco”

Gennaro Gattuso è concentrato sull’obiettivo primario del suo Napoli: raggiungere quota 40 punti. La quota salvezza. Sembra paradossale parlare di salvezza, visto l’organico degli azzurri, eppure per il tecnico subentrato a Carlo Ancelotti, l’unica cosa che conta, adesso, è ottenere questo obiettivo. E così, nella conferenza stampa di presentazione del match di Cagliari in programma oggi alle 18, non parla né di Europa League o Champions League ma solo della quota 40 punti. Serve vincere: e per farlo il tecnico ha convocato solo quelli che stanno al 100%.


Allan non è tra i convocati, come mai?
“Nessuna polemica, non s’è allenato come voglio io e se ne sta a casa. Domani è un altro giorno, senza rancore, quando torneremo dalla trasferta se si allenerà come dico io verrà convocato altrimenti no e resterà di nuovo a casa. C’è tanto lavoro, si dorme poco, guardiamo le partite ed anche noi facciamo fatica a spiegarci perché ci manca continuità. Dobbiamo interpretare le gare in un certo modo, senza dimenticare che dobbiamo mettere in campo quello che facciamo, non ognuno a modo suo”.


Dopo le vittorie con le big, c’è chi parla di Champions, di obiettivi europei. La gara di Cagliari deve dare un segnale di continuità?
“Noi non abbiamo bisogno di trovare stimoli, dobbiamo fare 40 punti oggi. Non pensare che siamo fuori dall’Europa, ma di muovere la classifica. Sento dire che mancano gli stimoli perché non siamo in Champions, qui siamo in una zona pericolosa e dobbiamo crescere mentalmente. Bisogna giocare di squadra, senza snobbare nessuno, in tante partite siamo andati in difficoltà. Ci può stare un momento di sofferenza, anche l’ultima nei primi dieci minuti abbiamo sbagliati di tutto. Poi catenaccio o non catenaccio, a San Siro abbiamo fatto 46% di possesso, non c’è stato nessun catenaccio ma abbiamo giocato in modo organizzato, da squadra”.


Gattuso non concede più sconti ai giocatori: ecco perché in tanti non sono convocati?
“Lo dissi: quando si chiuderà il mercato bisognerà pensare al Napoli 24 ore al giorno. Io non posso gestire un giocatore (Allan, ndr), ma una squadra e non possono non essere coerente! Bisogna pedalare. Nel calcio ci sono due fasi, possiamo discutere della pressione, l’errore mio più grande quando sono arrivato è di provare subito una pressione ultra-offensiva ma la squadra non sopportava questa situazione e ci siamo messi più dietro. Oggi dobbiamo essere compatti, dare modo alla difesa di salire, poi quando abbiamo palla c’è qualità, ma senza palla spesso ci allunghiamo e col Lecce perdevamo la prima palla, non la seconda”.


Come giudica il Var alla luce dei recenti episodi contrastanti?
“Sono sempre stato favorevole alla tecnologia. Il calcio è cambiato, parlano tutti, deve parlare anche l’arbitro e spiegare cosa ha visto. Bisogna credere alla buona fede, poi qualche arbitro giovane si mette in difficoltà da solo. Ma l’arbitro deve dare spiegazioni”.


Koulibaly non è ancora al 100%, gli altri?
“Stanno tutti bene gli altri difensori”.


E Mertens?
“Dissi che è tanta roba perché ci fece respirare in tante palle mezze e mezze. E’ uno che vede la porta, lega il gioco, è furbo, si sa muovere, mi piace molto e senza di lui abbiamo perso tanto. Può fare tutto, esterno, centravanti, ha grande tecnica e furbizia”.


Quali sono le valutazioni fatte sui giocatori rientrati e che fanno tre partite tipo Maksimovic o altri che giocano sempre come Di Lorenzo?
“Diedi tre giorni a Manolas (per la nascita del figlio, ndr), ha perso due giorni d’allenamento, ma quando la squadra si allena sempre al massimo e uno non si allena poi non è facile fare delle scelte. La squadra funzionava, Koulibaly e Maksimovic si allenavano bene, ma so anche io che ho fatto degli errori, ma non volevo perdere credibilità di fronte alla squadra. Poi ci sta la difficoltà quando sei fermo da tempo, ma bisogna dargli minutaggio altrimenti poi è difficile”.


A Cagliari è un’altra gara trappola come col Lecce?
“Il loro gioco ci dà fastidio, la buttano lì, poi crossano e hanno 3-4 giocatori in area, quando la perdono poi vengono subito forte, è tipo come con la Sampdoria, palleggiano meno del Lecce, lo stadio è difficile, la palla non esce mai e servirà una gara attenta di testa”.
La squadra alterna imprese a cadute rovinose.
“La squadra è forte, fa tutto a mille all’ora, non mi danno modo di farmi sbroccare negli allenamenti, poi rimango anche io sorpreso. Mi sveglio con gli incubi perché a volte manca una spiegazione. Non dobbiamo pensare di essere più forti di Lecce o Cagliari, ogni gara ha la sua storia, non dobbiamo stare lì con la sensazione negli ultimi 20 metri di prendere gol, stiamo lì come a Milano e non è successo niente se ti aiuti e fai le cose bene”.
Ti sta sorprendendo Elmas?
“Non mi ha sorpreso. Mi ha sorpreso la tecnica, come tratta il pallone, la forza no perché si era vista subito. Regala ancora qualcosa, ma è uno molto forte, 21 anni, ha la testa da calciatore, ha voglia, ascolta, è un po’ permaloso, ma l’importante è che tiene su la testa quando sbaglia”.
La strada da seguire è quello di un Napoli operaio?
“A me piacerebbe una pressione ultra-offensivo, la gamba per coprire tutto il campo, fare gare a campo aperto e giocarsela con la consapevolezza che non si rischia nulla, la strada che dobbiamo percorrere è questa perché l’altra non ci porta da nessuna parte”.


Maran vuole la svolta col Napoli. Che gara sarà?
“Noi dobbiamo pensare a noi, che sarà una partita non difficile, ma di più, contro una squadra che ci può mettere in difficoltà. Dobbiamo dare continuità a quanto fatto a Milano, voglio vedere la prestazione, come teniamo il campo, come siamo disposti alla sofferenza”.


Demme è fondamentale.
“Sì, ma lo è anche Lobotka, gli manca un po’ di condizione. Abbiamo due vertici bassi, Demme in questo momento fa tanti km, ci dà equilibrio senza palla, è importantissimo per noi, ma mi aspetto tanto anche da Lobotka e dobbiamo dargli più minutaggio”.


Il Cagliari considera il Napoli la gara dell’anno, della vita, il tifo sarà uno stimolo in più?
“Nessun stimolo in più, lo stimolo è vedere la nostra classifica, i tifosi non giocano, tre giorni fa c’erano 60mila tifosi a San Siro, bisogna giocare una grande gara a livello mentale. I tifosi dopo 15 minuti non li senti più”.


Il tuo Napoli del presente e del futuro riparte dai leader Insigne, Mertens e Callejon?
“Non lo so, ho giocatori forti davanti, decido partita per partita. Io credo che sto dando poco spazio a Lozano, è vero, ma nessuno parla di Llorente che è un grande professionista, sempre a disposizione, meriterebbe molto di più ma parlate solo di Lozano perché è costato 50mln. Io le cose non le faccio per antipatia, ma per scelte funzionali al gioco ed ho il dovere di far esprimere tutti al massimo, poi vengo massacrato ma lo faccio in buona fede. In Messico mi stanno massacrando, mi hanno dichiarato guerra, pazienza, non ci andrò più, ma devo pensare al bene della squadra, mi dispiace per Lozano ma per tutti perchè sono giocatori fortissimi, ma davanti abbiamo tanta qualità”.

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