Diego Fusaro

Potremmo iniziare con una domanda: che attinenza c’è tra il simpatico e colto prezzemolino Diego Fusaro, filosofo torinese, con le rimostranze del Sud? Beh c’è, eccome se c’è, considerando come elemento probatorio l’onestà intellettuale che contraddistingue la sua oramai celeberrima arte oratoria.

Lui, da sempre profondo assertore della questione meridionale, è consapevole che per ripartire dal Mezzogiorno si ha necessità della riscoperta delle profonde radici culturali che risalgono alla Magna Grecia. Riscoperta finalizzata al recupero dell’Identità come valore fondamentale da contrastare all’appiattimento dei popoli.

Le tesi antisistemiche, antiglobaliste di Fusaro, molto scomode per il sistema imperante, sono state affermate anche a Gaeta nella scorsa settimana in occasione della consueta commemorazione annuale della triste data (13 febbraio 1861) che sanciva, con la capitolazione di Gaeta, la fine del regno delle due Sicilie. Un’Italia che continua a violentare la Storia, a nascondere le nefandezze ed i crimini perpetrati per unirla, non fa che male.

Noi non intendiamo spezzare l’Italia in due territorialmente, benché i Poteri l’abbiano già fatto economicamente da ben 157 anni. Non ci temessero, perché intendiamo – per il momento – trovare solo una pace interiore: ristabilire, senza poterla elemosinare dall’intellettuale di turno (che per spirito di profonda gratitudine assurgiamo a nostro benefattore), la verità storica, i reali motivi che hanno sancito la decisione di invadere un Regno glorioso senza dichiarazione di guerra né motivazioni alcune se non quelle grette e meschine.

Vogliamo riabilitare la figura dei Briganti, ritenuti criminali quando non erano altro che eroi e patrioti e compiangerli in un giorno della memoria che ancora beffardamente ci viene negato. Vogliamo essere liberi di promuovere il nostro territorio, i nostri prodotti, le nostre tradizioni, il nostro folklore.

Ed è per questo che diciamo grazie a Diego Fusaro perché le sue parole restino impresse ed indelebili: “L’unificazione dell’Italia è stato un gesto di inaudita violenza, una pagina scritta nel sangue: rapine, omicidi e sfruttamento ne furono i momenti fondamentali. Il Nord aggredì il Sud e lo “piovrizzò”, per riprendere l’efficace formula di Gramsci: ne sfruttò le risorse come base per lo sviluppo industriale a Torino, Milano e Genova. E condannò il Sud al ruolo di perenne subalterno. A suffragarlo è, oltretutto, il mistero dell’oro di Napoli: la città più ricca e fiorente della penisola sprofondò nella miseria, a unificazione avvenuta, per via della vorace rapacità del Nord. Ma – si sa – la terra è rotonda e si è sempre a sud di qualcun altro. Ora, infatti, l’Italia tutta intera, il Nord virtuoso e il Sud sprecone, scopre di essere la questione meridionale dell’Europa unita: che, come è noto, ha per capitale Berlino e per moneta il Marco tedesco”.

https://quotidianonapoli.it/2018/02/26/borse-studio-all…-delle-superiori/

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